La colonna vertebrale può essere la sede di numerose patologie, la più frequente senza dubbio è la “LOMBALGIA O SINDROME DEL MAL DI SCHIENA”.
L’80% della popolazione attiva, senza distinzione di sesso, ha sofferto almeno una volta o soffre del cosiddetto “MAL DI SCHIENA” a diversi gradi e livelli sia che svolga un lavoro stressante, sia che svolga un’attività sedentaria o ancor più un’attività sportiva. Risulta statisticamente accertato che, superati i 30 anni d’età, gli elementi che costituiscono il complesso RACHIDE, vanno incontro inevitabilmente ad alterazioni di natura irreversibile, la cui frequenza e intensità è da porre in relazione diretta all’età del soggetto. Quando le vertebre, articolate fra di loro dai dischi intervertebrali, dalle articolazioni interapofisarie posteriori e mantenute stabili da un sistema muscolo-legamentoso, sono colpite da una lesione anatomica o funzionale, si instaura la sindrome da “MAL DI SCHIENA”.
Il dolore nell’espressione massima della fase acuta, aumenta nelle aree della colonna vertebrale soggetta agli sforzi meccanici più pesanti, perciò diminuendo la pressione su tali aree, si faciliterà il processo di guarigione con notevole riduzione della sintomatologia dolorosa. Non potendo eliminare l’usura fisiologica dei dischi e delle articolazioni, dobbiamo cercare di agire sui fattori predisponenti e talvolta determinanti, allo scopo di diminuire l’effetto devastante della usura stessa.
Tali fattori si possono sintetizzare:
- Alterazioni della statica vertebrale (scoliosi – iperlordosi – ipercifosi etc.)
- Lesioni traumatiche e distorsive
- Sovraccarico funzionale, obesità
- Rilassamento muscolo-tendineo, gravidanza, ipotrofia e ipotonia
- Sforzi fisici rapidi e violenti
- Stress da vibrazioni
- Posizioni statiche errate mantenute a lungo
- Sollevamento reiterato di carichi pesanti
Lo scopo di questo articolo è di presentare un’interpretazione delle cause d’insorgenza. La colonna lombare, il sacro e gli ilei, si muovono sotto l’azione di muscoli agonisti comandati da nervi motori, controllati da riflessi sottocorticali e posturali e da impulsi corticali; le articolazioni guidano il movimento, i legamenti ne controllano l’ampiezza e la stabilità. Alle vertebre lombari sono permessi movimenti sul piano sagittale di flessoestensione, sul piano orizzontale di rotazione e di traslazione, sul piano frontale di lateroflessione; rotazione, lateroflessione e traslazione sono sempre combinati tra loro, in modo diverso secondo la condizione di partenza.
Il sacro può muoversi in flessione (nutazione), in estensione (contronutazione), in lateroflessione ed in rotazione; i vari movimenti possono essere puri o combinati. L’ileo ha mobilità in antiversione e retroversione, in apertura ed in chiusura sul piano frontale, in rotazione interna ed esterna sul piano orizzontale.
I muscoli agonisti dei vari movimenti sono: il quadrato dei lombi, il traverso, gli obliqui ed il retto dell’addome, la massa comune degli estensori lombari, l’ileo-opsoas, i glutei, il gruppo ischiocrurali, il piriforme, gli otturatori, il tensore della fascia lata ed il perineo. Tutto sembra tutto più semplice: un comando, un esecutore ed un effettore. Tutti i singoli elementi si muovono sempre in armonia tra loro per realizzare posture e movimenti.
Come si determina una lombalgia? I vari muscoli, per effetto d’informazioni meccaniche fasciali o riflesse nervose si trovano a dover compensare diverse richieste provenienti da:
- addome: esiti di processi infiammatori, infettivi o cicatriziali determinano delle “fissazioni” o “aderenze” dei visceri o degli organi, tramite le loro fasce di rivestimento, al peritoneo parietale; da queste originano delle contratture dei muscoli motori della parete addominale, che si ripercuotono sulla colonna vertebrale e sugli ilei;
- arto inferiore: disfunzioni articolari, quali esiti d’eventi traumatici o infiammatori, in sede tibio-astragalica, sotto-astragalica o navicolo-cuboidea si trasmettono, per via delle concatenazioni meccanica fasciale dei muscoli motori dell’arto, all’ileo e/o al sacro.
- pavimento del bacino: esiti di processi infiammatori o chirurgici, esiti di stasi venosa o linfatica determinano contratture dei muscoli motori del perineo, con effetto sul coccige, sul sacro e/o sugli ilei;
- articolazioni vertebrali: sacro-iliache e coccigee: esiti di traumi, d’infiammazioni e di riflessi viscero-somatici determinano contratture dei muscoli motori a corrispondente topografia metamerica;
- rivestimento meningeo: esiti di processi infiammatori, traumatici o chirurgici a livello lombare possono determinare “aderenze” tra i diversi foglietti meningei o tra la dura madre ed il periostio lombare, con effetti, a parte l’eventuale sintomatologia riflessa radicolare, di facilitazione e quindi di contrattura dei mm. a corrispondente topografia metamerica.
Gli effetti si complicano! Ad ogni reazione di compenso di un singolo muscolo, infatti, si determina una modificazione dell’equilibrio dell’insieme muscolare ed articolare lombo- pelvico: non è facile mettere tutti d’accordo.
Qualunque sia l’eziologia, dal punto di vista del trattamento, la lombalgia può essere suddivisa in due categorie: acuta o cronica.
Nella lombalgia acuta il trattamento consisterà in un primo tempo nel far cessare o diminuire il dolore, poi, in un secondo momento, nel correggere gli squilibri esistenti.
E’ quindi giustificata la prescrizione di farmaci (antiflogistici, antinfiammatori e miorilassanti) nella fase acuta del dolore lombare mentre la fisioterapia (ultrasuoni, termoterapia, laser ecc.) trova un’utile collocazione in associazione al trattamento farmacologico.
Per quanto riguarda la cinesiterapia possiamo affermare che questo trattamento rappresenta certamente una delle scelte più interessanti.
Sebbene molti autori non siano concordi, è indubbio che l’attività fisica, svolta in modo regolare e costante, determini effetti positivi, in particolare per quanto concerne gli aspetti preventivi. Qualora non siano rilevabili importanti controindicazioni, possono essere proposti esercizi di graduale mobilizzazione attiva del rachide, soprattutto autoallungamenti della colonna.
Inoltre si possono consigliare esercizi d’allungamento muscolo-tendineo, con tecniche per l’ileo-opsoas e le catene cinetiche posteriori (ischio-crurali), che permettono di migliorare l’importante funzione di basculamento del bacino e consentono di controllare la lordosi lombare. Nei casi in cui, si riscontra una riduzione del tono-trofismo muscolare addominale e spinale, possono essere indicati esercizi di potenziamento selettivo di queste catene cinetiche.
Anche se non tutti gli autori concordano nel ritenere vantaggiosi questi esercizi, il potenziamento della muscolatura addominale (il CORE) sembra favorire la stabilizzazione del tronco, prevenendo lo “strani” tissutale della colonna.
Inoltre sono proposti esercizi di rinforzo degli arti inferiori, che consentono di prevenire lo stress da sovraccarico lombare poiché permettono di limitare movimenti che richiederebbero invece una flessione del tronco.
Va sottolineato che sono preferite le tecniche di rinforzo isometrico, poiché consentono di ridurre il movimento in una colonna poco elastica.
Infine si ritiene importante inserire nel programma esercizi di ginnastica posturale e propriocettiva, che permettono al soggetto un aggiustamento multidimensionale della colonna.
Alessandro Iannucci
Ceo Fitness Trainer Academy® A.S.D.
Master Instructor Yoga & Pilates